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Gaza: un altro massacro del capitalismo

Gaza: otra masacre del capitalismo

Gaza sta subendo da quasi due anni un’autentica carneficina per mano dello Stato di Israele, che usa tutti i suoi strumenti di sterminio ai danni della popolazione civile palestinese. La Frangia si è trasformata in un autentico campo di rovine dove già sono morte più di 65.000 persone, di cui 20.000 bambini, su una popolazione di 2 milioni. Da quasi due anni la popolazione si vede obbligata a spostarsi e scappare, senza sosta e sotto le bombe, in un territorio minuscolo nel quale nessuno spazio civile viene rispettato, e in uno stato di perenne malnutrizione e assenza di acqua.

Diversi sindacati della educazione nella Comunidad di Madrid hanno convocato uno sciopero di due ore con il nome “Educazione contro le barbarie”. Come rivoluzionari internazionalisti e come lavoratori dell’educazione, crediamo che questo possa essere un buon momento per discutere tutti assieme sui motivi di questa brutale catastrofe umana, e dare una visione all’indignazione che sentiamo rispetto essa. Ecco alcuni dei nostri pensieri.

Gaza è un nuovo massacro del capitalismo. La logica capitalista e della competizione imperialista è alla base di questo e altri massacri. Non è necessario retrocedere ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, basta pensare a più recentemente alla Cambogia dei Khmer Rossi negli anni ‘70, alla Ruanda nel 1994, alla Bosnia nel 1995, al Darfur dal 2003, ai rohingya del Myanmar, al Tigray in Etiopia o attualmente i masalit, una popolazione non araba del Sudan. Sono la competizione capitalista tra Stati (esistenti o aspiranti, non importa) e il nazionalismo ad alimentare questi massacri spietati. I popoli oppressi del passato diventano i carnefici del futuro grazie alla sacra unità patriottica a porte chiuse, e alla disumanizzazione del nemico nazionale all’esterno. Per questa ragione, e

avendo come ideologia il sionismo, Israele è la risposta borghese e nazionalista allo sterminio della popolazione ebrea nella Seconda Guerra Mondiale, proprio come lo fu il massacro dei tutsi da parte degli hutu in Ruanda.

Ogni tipo di nazionalismo prepara massacri futuri. Un ipotetico Stato palestinese non sfuggirebbe a questa logica capitalista. Ed è questo il terreno su cui trova spazio il nazionalismo palestinese, sia sotto l’ombrello islamista di organizzazioni reazionarie come Hamas, sia sotto l’ombrello “laico”- ma altrettanto reazionario- dei diversi rami dell’OLP, da Fatah al FPLP e al FDLP. Finanziato dal Qatar, Hamas schierò il 7 ottobre la popolazione palestinese come carne da macello, consapevole della politica di sterminio con la quale avrebbe risposto lo Stato di Israele, e quest’anno ha applicato una repressione implacabile sul proletariato di Gaza, come già avevano fatto prima del 7 ottobre per via della situazione di miseria in cui vivevano. Allo stesso modo, Fatah non è altro che un’organizzazione

borghese che gestisce la miseria del proletariato palestino della Cisgiordania, e il FPLP include tra i suoi alleati alcuni tra i più grandi carnefici della regione, dalla Siria di Assad all’attuale Iran degli Ayatollah.

E non possiamo comprendere cosa sta succedendo in Palestina solo attraverso le terribili immagini di Gaza. Il mondo sta accelerando. Il capitalismo è diretto in modo spietato ad una tendenza alla guerra imperialista generalizzata. Si preparano blocchi politici, economici e militari per questa guerra imperialista. Non esiste alcun futuro per noi, come lavoratori o come umanità, sotto la difesa di uno qualsiasi degli Stati borghesi in conflitto, tanto meno dei nazionalismi che li alimentano. Naturalmente non possiamo avere alcuna speranza negli Stati Europei o negli Stati Uniti, ma neanche negli Stati Arabi, che storicamente hanno strumentalizzato la popolazione palestinese tanto quanto o più del resto; per non parlare dell’Iran e dei suoi alleati internazionali dalla Russia alla Cina. Il capitalismo si prepara a una conflagrazione mentre riproduce guerre e catastrofi ovunque.

Come proletari, siamo capaci solo della solidarietà internazionalista, al di fuori e contro tutte le nazioni, difendendo il disfattismo rivoluzionario contro tutte le borghesie. Sì, solidarietà tra lavoratori di tutto il mondo: pure in Israele e Palestina. Dobbiamo incoraggiare la loro unità e solidarietà contro le borghesie nazionali e rivendicare le reazioni che esistono come conseguenza di ciò, come le manifestazioni dei lavoratori di Gaza contro Hamas o le proteste in Israele, che si cercano di nascondere perchè offrono una via di uscita da tanto orrore: le azioni dei refusenik che si rifiutano di fare il servizio militare, gli oltre 100.000 riservisti israeliani che non si sono presentati alla chiamata alle armi – che rappresentano più del 50%- o le milioni di persone che parteciparono agli scioperi e proteste del 17 agosto. Ovviamente tutto questo non basta, non è sufficiente, ma indica qual è la via di uscita.

 

Unione tra i proletari di tutto il mondo!

Solo la solidarietà tra lavoratori può spezzare la macchina da guerra e il massacro borghese in corso!

Proletari di tutto il mondo, unitevi!

 

Balance y Avante

Grupo Barbaria

 

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